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Instagram è pericoloso per gli adolescenti? Mark corre ai ripari

Instagram - adolescenti
Nan Coosemans

Instagram prende  provvedimenti ” gli adolescenti ne sono troppo ossessionati” 

Stamattina è arrivata la notizia in Italia che Instagram introdurrà delle nuove norme per contrastare la dipendenza dei ragazzi dall’omonimo social network. 

Nello specifico, le due novità che (non si sa quando) verranno introdotte saranno le seguenti:

  • L’algoritmo individuerà quando un ragazzo guarda ossessivamente una certa tipologia di contenuti che non sono considerati “buoni” per la sua salute e gli proporrà una diversa tipologia di contenuti
  • Verrà introdotta la modalità “take a break” (prenditi un break) ogni volta che un utente sarà connesso da più di un “tot di tempo” (non hanno specificato quanto tempo).

In qualità di Family e Teen coach da più di 15 anni, posso immaginare che leggendo la notizia, un genitore o un formatore tiri subito un sospiro di sollievo pensando che “finalmente” forse si risolverà il problema della dipendenza tecnologica dei nostri ragazzi. 

Ma vorrei mettere in guardia i genitori dall’ adagiarsi a questi provvedimenti apparentemente salvifici e a conservare sempre uno spirito critico, un atteggiamento pro attivo e un occhio sempre attento a ciò che capita, per fare in modo che non siano altri a decidere della salute mentale dei nostri ragazzi.

Ad un’analisi più attenta vorrei infatti esporre 2 mie considerazioni.

La prima considerazione che vorrei fare è quella che Instagram sta facendo il lavoro che dovrebbe fare il Governo e già questo non è qualcosa che va bene. Non dobbiamo smettere di chiedere ai nostri governi di pensare al nostro benessere fisico e mentale. Oltre a questo non possiamo fidarci di Instagram che è un’azienda il cui scopo principale è “creare assuefazione al suo social”. 

Le persone che vengono assunte in questa azienda devono studiare a tavolino contenuti, colori, suoni, funzionalità, novità che possano in qualsiasi modo attrarre gli utenti a restare connessi al social.  Recentemente la ex dirigente di Facebook, Frances Haugen, ha consegnato documenti segreti interni a  Facebook (azienda proprietaria anche di Instagram) denunciando le politiche non etiche con cui vengono “schedati” gli utenti e poi “usati” per raggiungere i propri scopi. 

Alcuni esempi delle politiche scorrette di Facebook?

 Xcheck è la lista di 6 milioni di VIP esentati dalle regole imposti agli altri utenti. Oltre a questo la notizia davvero scandalosa è che Facebook conduce ricerche interne molto serie su “come e quanto social possono danneggiare gravemente il benessere psicologico dei ragazzi” senza però prendere alcun provvedimento a riguardo. In ultimo, ma non per importanza, ti sarai accorto che già da un po’, Facebook è pieno di odio e indignazione? Tutto ciò non è casuale, a quanto pare, nel 2018, infatti, è stato deciso a tavolino di fare di Facebook una macchina che si nutre di odio e di indignazione. 

Questo discorso vale anche per Instagram, sappiamo ormai che niente di ciò che vediamo sul social è casuale, l’algoritmo ci studia approfonditamente e ci propone ciò che vogliamo in base a quanto tempo restiamo su un video, in base a cosa postiamo, quali hashtag usiamo. 

Quindi ciò che penso è che in questo momento la finta manovra salvifica annunciata da Instagram potrebbe servire a loro per salvare la propria immagine, soprattutto dopo lo scandalo sollevato da Frances Haugen (sopra citata). 

Ritengo che chi deve salvaguardare la nostra salute e quella dei ragazzi siamo noi adulti, formatori, genitori e il governo che dovrebbe introdurre misure di tutela per la popolazione.

La seconda considerazione che vorrei fare è che non bisogna lasciare ad un algoritmo il potere di decidere quanto noi dobbiamo vedere, cosa dobbiamo vedere, quando dobbiamo smettere (nuova modalità “take a break”). Credo piuttosto che queste decisioni debbano imparare a prenderle i ragazzi seguendo il loro buon senso.

Ricordiamoci che i ragazzi sono la parte più condizionabile della società ed è facilissimo mettergli in testa idee, manipolarli e plasmarli, ma questo può capitare solo se loro non hanno gli strumenti per difendersi. 

Cosa possono fare genitori, formatori e istituzioni per insegnare ai ragazzi a difendersi dalla dipendenza dai social?

Il compito di genitori, formatori e politici dovrebbe essere in primis quello: incentivare la capacità di pensiero critico negli adolescenti.

La dipendenza alla tecnologia non si contrasta grazie ai provvedimenti di Instagram che decide “per farci un favore” di introdurre delle funzionalità di contenimento.  

Non possiamo rilassarci, tirare un sospiro di sollievo e lasciare che a fare il nostro lavoro e a risolvere un problema sia la stessa azienda che l’ha creato. Conservare la nostra leadership e il nostro potere è l’unico atto di ribellione e di libertà che abbiamo, esercitiamo questo diritto in casa e fuori casa. 

Quali sono 3 azioni basilari per guidare gli adolescenti a pensare in maniera critica?

La lotta alle dipendenza dalla tecnologia si vince lavorando all’origine di questa dipendenza. Diverse sono le cause che generano questa dipendenza e tutte possono essere “cambiate” in qualche modo dai genitori e/o dai formatori.

La dipendenza dalla tecnologia infatti è generata da mancanza di autostima, mancanza di alternative, problematiche nella vita reale, timidezza, bisogno di plateizzare tutto, mancanza di attenzioni ecc. ecc.

Per questo è necessario mettere in atto queste 3 azioni: 

  • Promuovere il dialogo in famiglia e a scuola per conoscere i ragazzi e i loro pensieri
  • Informare i ragazzi su tutti gli argomenti di attualità, sui rischi, sui pericoli, senza tabù
  • Lavorare su noi stessi per diventare le guide capaci di tirare fuori dai ragazzi il meglio di loro e non il peggio

Non basta la modalità “take a break” per combattere la dipendenza dei nostri ragazzi, ma bisogna agire in prima persona ogni giorno, bisogna essere adulti che pensano e insegnare ai ragazzi a pensare altrettanto. 

Bisogna non essere indifferenti, ma coinvolti in prima persona in queste tematiche, per questo abbiamo il dovere di informarci e di non sottovalutare le news che leggiamo. Il nostro compito è anche quello di trovare punti di contatto con i ragazzi, parlare con loro, informarli su ciò che succede, farci trovare pronti e farli sentire accolti e sicuri nell’aprirsi con noi. 

Solo così i ragazzi eviteranno di chiudersi in se stessi, eviteranno di accettare che qualcuno gli metta in testa delle idee, che qualcuno li manipoli o si prenda gioco di loro. Impareranno che informarsi è il primo passo per essere davvero liberi e si sentiranno sicuri di se nell’esprimere le proprie opinioni a casa a scuola e con gli amici, diventando meno vittime del sistema e sviluppando una maggiore consapevolezza.

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Nan Coosemans

Nan Coosemans

Fondatrice di Younite®, Family e Youth Coach, Autrice del libro “Quello che i ragazzi non dicono” ed. Sperling & Kupfer e mamma di 3 figli. Lavoro da oltre 20 anni nel mondo dello sviluppo personale. Ho fondato Younite® nel 2010 e Genitori in Azione nel 2016, la prima scuola online per genitori con adolescenti. Ho studiato vari anni in America, Olanda e Inghilterra integrando il lavoro sviluppato con con NLP, TLT, VT® e Family Therapist. Insieme alla squadra di Younite® ho lavorato con migliaia di ragazzi e famiglie in Olanda & Italia. Sono co-fondatrice dell'Accademia YADA, la prima scuola di formazione per diventare Family o Youth Coach in Italia

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