È ormai quasi un anno che siamo chiusi in casa senza libertà di agire e sicuramente, data la quantità elevata di tempo da occupare, vi è la possibilità di conoscere un po’ meglio i nostri io.
Potremmo utilizzare la meditazione per scovare il nostro inconscio fino ad arrivare a capire chi siamo veramente oppure potremmo porci delle domande senza risposta, così solo per il gusto di riflettere, ad esempio: come fa ad esistere tutto questo? E perché? Qual è il senso di questa vita piena di sacrifici se poi andremo incontro a un punto interrogativo; e se dopo la morte non ci fosse ciò che pensiamo ma solo un buio infinito? Potremmo porci anche domande relative a questo periodo: tutto quello che sto facendo porterà a qualcosa di benefico in futuro? Quello che sto vivendo e come lo sto vivendo avrà un suo scopo? O chi è al di sopra di me sta cestinando i nostri anni?
“Nostri anni” non a caso, poiché sono questi gli anni in cui facciamo esperienza di cose belle e brutte; di cosa è vero e cosa è falso, adesso come si fa? Personalmente mi sento di dire che stare a casa si può definire come un loop infinito in cui i giorni sono tutti gli stessi e soprattutto statici, sempre alla ricerca quasi disperata di qualcosa da fare. Da questa esperienza emergono anche i nostri caratteri, io ho scoperto che, nonostante la mia vita fosse antecedentemente frenetica, in realtà c’è un lato apatico del mio essere.
Questo sono riuscito ad evincerlo maggiormente con l’attività fisica, in quanto era mia abitudine, prima della pandemia, allenarmi tre volte a settimana (per più di due ore prive di sosta) non riscontrando particolare stanchezza mentale.
Al contrario adesso mi risulta complesso allenarmi anche per soli due minuti, sento come se la mia mente fosse stata frastornata durante il giorno senza effettivamente aver fatto nulla in più rispetto a quello che era mio solito fare, quindi quello che sicuramente noi ragazzi stiamo scoprendo molto prima di quanto potessimo immaginare è che la dinamicità della giornata comporta a determinati stati d’animo ben precisi che incidono in maniera penetrante sul nostro modo di fare.
Purtroppo al momento essendo la prima volta in miliardi di anni che accade una tale situazione, nonostante vi siano stati virus peggiori in passato, non esistono dei metodi che ci permettono di “svilupparci”online. La nostra vita sembra ormai divenire completamente online; e di conseguenza anche i rapporti sociali, ancor più di prima, avvengono in rete. In questo momento mi sento come un fulcro di una rete da cui partono informazioni senza termine, non sto riuscendo più a vedere la rete come un mezzo opzionale ai modi usuali ma come il modo in cui vanno fatte principalmente le cose.
Internet porterà anche gradualmente all’eliminazione dei lavori fisici perché risulterà poco proficuo fare i soliti lavori e tutti cominceranno a lavorare online, come già sta avvenendo. Questo comporterà stravolgimenti dei modi di fare e di essere; dobbiamo cominciare ad aprire gli occhi e la mente alle infinite possibilità negative e positive del periodo che stiamo vivendo e quanto quelle positive potranno rappresentare la realtà che vi era fuori dalle nostre case.
Ormai cos’è la realtà? Quando usciremo liberamente che realtà troveremo? Sarà tutto come prima? Ritorneremo a stringerci la mano? Vedremo le persone come forme di vita o come focolai vaganti da evitare il più possibile? Io tendenzialmente credo che questa pandemia ci lascerà un segno indelebile pieno di tante incertezze, una ferita così profonda da sembrare invisibile; ormai viviamo con presente traballante un passato morente e un futuro incontrollabile.
Cosimo Grasso
15 anni