Al prossimo evento dedicato a genitori e figli, il nostro Famiglie in Azione, sarà presente come ospite d’onore il Prof. Paolo Crepet.
Per chi non lo conoscesse, Paolo Crepet, è – noto psichiatra, sociologo, educatore, saggista – da anni impegnato nello studio della società e del ruolo delle famiglie per lo sviluppo sociale contemporaneo.
Ma conosciamolo insieme…
Prof. Crepet, che ruolo hanno i genitori oggi? Sono davvero la causa di tutti i mali?
“Difficile generalizzare. Di fatto, però, quello che vedo è disastroso; molti adulti, molti genitori, una parte non irrilevante, hanno imboccato una deriva culturale. Ai genitori oggi non interessa più educare, non è più una priorità. Fanno prima ad elargire paghette, così da sembrare di essere liberi tutti. Hanno demandato al denaro il ruolo di educatore, lasciano che i ragazzi si autogestiscano in cambio di tempo per sé.”
Questa deriva culturale a cosa è dovuta?
“È dovuta al fatto che abbiamo altri interessi.”
Tipo?
“Noi stessi; ci interessa più andare a pilates che parlare con una figlia”
Ma se è così perché fare figli?
“A parte il fatto che siamo al minimo sindacale, ne facciamo pochi. Quei pochi li facciamo per dovere, perché la società o la famiglia si aspetta che ne facciamo; o perché ci piace, come comprare un chow chow.”
Subito dopo aver pronunciato la frase, Paolo Crepet specifica “guardi che la cosa del chow chow è una battuta del Papa”. Sorrido pensando a quante volte sarà stata fraintesa, e continuo.
Quindi i problemi degli adolescenti sono i genitori?
“Dipende dall’età. Nasce tutto molto prima, credo che una delle cose più intelligenti da fare oggi sia quello di adeguare e aggiornare i tempi della crescita. È evidente che si debba portare a 16 anni la maggior età. Se fai tutto quello che fanno i 20 enni è giusto che tu ti prenda anche le responsabilità, tipo votare.”
Crede davvero che gli adolescenti oggi siano preparati? Sarebbero in grado di assumersi diritti e doveri della maggiore età?
“Sono impreparati anche i 40enni. Serve per dare delle responsabilità più che dare diritti”
In effetti vedo spesso genitori adolescenti. A cosa porterà questo modello genitoriale?
I cambiamenti sono molto rapidi, le conseguenze molto lente. Venti anni fa non si giocava sui social, non potevamo nemmeno immaginare che la nostra vita sarebbe cambiata in maniera così drastica grazie alla tecnologia. Oggi è tutto molto rapido ma non sappiamo cosa genererà, avrà tempi più lunghi rispetto alla nostra capacità di adeguamento alle novità.
Anni fa ho scritto Baciami senza rete (il primo libro con visione critica sulla rivoluzione digitale, ndr), oggi ci sono centinaia di testi che trattano lo stesso argomento. Mi fa piacere, significa che stiamo iniziando a renderci conto che stiamo diventando un po’ cretini. Il problema è che ce ne accorgiamo io e lei, chi scrive i libri, chi li cerca e li legge, ma non se ne accorgono tutti.
Oggi ci sono ancora persone che usano facebook per informarsi e vivere la vita che raccontano sui social, in realtà i visionari hanno già cambiato rotta. Lo stesso Zuckerberg sta agendo come se facebook non ci fosse più, si sta guardando intorno per vedere il da farsi.
Facebook continua a rilasciare comunicati in cui afferma che il futuro è nelle community, io mi ricordo che la comunità quando ero piccola era composta dalle mamme di tutti noi che giocavamo sul marciapiede; venivamo controllati dalle finestra e se combinavamo qualcosa la mamma che se ne accorgeva sgridava chiunque, con grande riconoscenza da parte degli altri genitori. Dov’è andata a finire la comunità oggi?
“La comunità adesso? È davanti ad uno schermo. La community oggi è diventata di Instagram o di Facebook, l’intelligenza degli imprenditori che hanno imposto i social nella comunicazione è stata quella di utilizzare parole del nostro vocabolario per indicare altro. Su Facebook lei ha degli “amici”, vengono utilizzati impropriamente termini importanti. La stessa cosa vale per la comunità, lei pensa alle mamme che badano ai figli, li chiamano quando è ora, e preparano la merenda, magari per tutti; oggi sono tutti zombie che non vedono nemmeno se ci sono bambini. Mentre ai bambini succede qualcosa loro stanno scaricando qualcosa da Netflix”
C’è una soluzione?
“C’è, ma è parziale. Nell’umanità ci sono anticorpi che si chiamano noia; dopo un po’ basta.
Purtroppo non funziona così per tutti. Io e lei facciamo dei bilanci, abbiamo una storia e dei precedenti; usiamo la tecnologia e ne sfruttiamo i lati positivi esattamente come la nonna usava il frigo: ci rinfrescava le bibite e conservava gli alimenti, ma non lo teneva aperto 24 ore al giorno. Quando parlava del nuovo elettrodomestico era grata, non devota. Oggi le persone sono devote ai social, noi siamo semplicemente grati del fatto che hanno facilitato una serie di cose”
Quindi si è creato un doppio livello? Noi diamo l’esempio ai genitori che a loro volta lo daranno ai figli?
“È sempre stato così. Dovremmo dare noi l’esempio, da adulti. Noi siamo ancora liberi, nei fatti. E per farlo vedere dobbiamo agire lasciando il telefono a casa il venerdì sera, quando andiamo in spiaggia, quando siamo a tavola. Dobbiamo dimostrare alle persone che è possibile fare una conversazione senza tirare fuori il telefono, dando al nostro interlocutore la massima attenzione. Chiunque sia in grado di farlo, e lo fa, dimostra di essere libero nei fatti ed è in grado di dare l’esempio alla società.
Sa dov’è la libertà? La libertà è capire che abbiamo bisogno di pensiero, è una fabbrica lenta. Dobbiamo leggere di più. Libri, non stati su facebook. Dobbiamo ricominciare a ragionare ad imparare, a riflettere su quello che leggiamo, studiamo e ascoltiamo. Senza demonizzare la tecnologia, perché oggi non si può parlare di educazione senza il digitale. Salviamo il salvabile: lei mi deve fare un’intervista e mi chiama, se non ci fosse il telefonino non avrebbe saputo come intervistarmi.”
Mi sarei appostata sotto casa sua, come facevano i vecchi giornalisti. O avrei chiesto un appuntamento e sarei venuta a trovarla.
“E magari non mi avrebbe trovato, o comunque avremmo perso un sacco di tempo in più. Così abbiamo fatto più in fretta, non trova?”
Intervista di Sabrina Antenucci che presenterà anche l’evento Famiglie in Azione
Con il Prof. Crepet faremo una bella chiaccherata sulla sfida educativa, sul coraggio che i nostri figli ci chiedono ma soprattutto sul come educare i nostri figli alla felicità!
Questo momento storico mette a dura prova le persone e i loro rapporti in famiglia.
Gli adulti, cresciuti in una società diversa da quella di oggi, si sentono disorientati nel costruire una relazione con i ragazzi e un rapporto efficace con il mondo della scuola.
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