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Che cos’è il tradimento?

Tradimento
Susanna Pierin

Recentemente mi sono fatta questa domanda, anche se fino a pochi anni fa non avrei avuto dubbi nel rispondermi.

La mia concezione di tradimento è cambiata da quando è cambiato il mio punto di vista.

Ho conosciuto l’ex moglie di un marito traditore, al quale ha perdonato più volte qualche scappatella, lei si è sempre sentita la vittima di una persona incapace di essere leale con la sua compagna.

Eppure grazie al fatto di aver conosciuto altre persone e soprattutto alcuni uomini che le hanno raccontato una storia analoga alla sua (però vissuta dall’altra parte), ha compreso quanto anche le vittime possano essere dei carnefici anche se inconsapevolmente.

Perché una persona decide di “tradire” la compagna o il compagno?

Con la coscienza di adesso ho capito che è perché non trova dentro al rapporto completa soddisfazione a tutti i suoi bisogni.

Dovremmo ricordarci che l’amore non è una cosa che si dà per scontato, una volta sposati ci si aspetta che lui o lei si comportino in un determinato modo, come dato di fatto punto e basta.

E poi, quando c’è un problema, invece di parlarne in modo sereno e costruttivo si finisce per litigare o chiudersi in silenzi assordanti. Questo fa sì che ognuno prenda la propria posizione senza mai mettersi in discussione per primi, l’orgoglio e l’amor proprio prendono il sopravvento.

A distanza di tempo questa mia amica ha capito quali fossero gli errori che aveva fatto nel suo matrimonio e anche che, accecata dalla sua testardaggine, aveva dimenticato di coltivare l’elemento coppia, che non è essere marito e moglie o padre e madre.

Essere coppia significa avere dei momenti di dialogo costruttivo, aiutarsi a prendere delle decisioni, sostenersi nei progetti individuali e comuni, avere una grande intimità fisica, spirituale, e mentale.

In una relazione disfunzionale, a ben guardare il tradimento lo si fa soprattutto a se stessi, perché ci si dissocia da quell’elemento giocoso e stimolante che rende una persona felice in una relazione appagante. Da questo punto di vista, quindi, chi decide (malgrado eventuali tentativi di risanare una relazione) di cercare di soddisfare i propri bisogni da un’altra parte per rimanere fedele a se stesso, diventa il traditore.

Succede infatti che, chi viene tradito, entra in una cieca gelosia, perché è convinto nella sua concezione limitata di relazione di aver dato il massimo, e non riesce a comprendere perché gli sia successo tutto questo e non vuole accettare di essere tolto dal podio per far posto ad un’altra persona.  

Questo succede (parlo dal punto di vista femminile) perché ci facciamo impregnare dalle convenzioni su come dovremmo comportarci come mogli o come madri, dimenticandoci di essere innanzitutto delle donne e come tali, dandoci il permesso di essere autentiche senza paura di essere giudicate.

Con la coscienza di adesso sono fermamente convinta che dovremmo tutti allenarci a vivere la vita come un film, dove siamo contemporaneamente attori, registi e spettatori, alternando i vari ruoli a seconda dei momenti che stiamo vivendo.

Cerco di spiegarmi meglio.

Potremmo decidere di essere degli attori quando abbiamo bisogno di vivere intensamente un’emozione del presente.

Registi quando prendiamo consapevolezza della nostra responsabilità sulla nostra vita e decidiamo che direzione darle.

Spettatori per osservare da un punto di vista più distaccato e quindi senza troppi coinvolgimenti emotivi le dinamiche relazionali.

Potremmo così vivere il tutto con più leggerezza, imparando anche a non prenderci troppo sul serio.

Dovremmo inoltre ricordarci che la responsabilità di essere felici dipende solo da noi. Nel delegare invece la nostra felicità a qualcun altro ci porta in una situazione di bisogno che inevitabilmente compromette prima o poi la relazione.

Solo quando prendiamo consapevolezza delle nostre dinamiche e della nostra responsabilità in quello che ci accade nella nostra vita possiamo prevenire o eventualmente sanare, eventuali dissonanze relazionali.

Questa consapevolezza si raggiunge facendo un gran lavoro introspettivo, a volte anche molto doloroso. Ma solo riconoscendo i nostri lati ombra, affondando quelle credenze falsate di noi stessi e anche quel po’ di autostima che avevamo e si comincia a prendere davvero in mano la propria vita.

Si esce finalmente dal ruolo di vittima, si smette di lamentarsi, si smette di far finta che tutto vada bene, si smette di farsi venire la gastrite, e si decide di affrontare il vero grande nemico che è dentro di noi.

Facile? No di certo…ma mille volte meglio del lasciare decidere ad altri come e se, renderci felici.

Come quando per ristrutturare un edificio bisogna affrontare il disagio di vederlo smantellato quasi tutto, subendo un periodo di caos, dovremmo rimanere focalizzati sulla visione della nostra nuova vita come una via necessaria per vivere meglio.

Susanna Pierin

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