Mettiamo il caso che nostro figlio sia rientrato oltre l’orario prestabilito o che abbia lasciato la cucina un disastro o che non abbia fatto i compiti: spesso quello che viene da dire a noi genitori sono frasi del tipo “sei sempre il solito”, “di te non ci si può fidare”, “perché fai così?”, “sei un irresponsabile” e molte altre dello stesso genere.
Purtroppo, è piuttosto improbabile che questo tipo di comunicazione porti veramente al risultato che vorremmo ottenere, ossia che nostro figlio impari a rispettare le regole. Questo perché si tratta di una comunicazione poco funzionale.
Se mia figlia ha lasciato tutta la cucina in disordine e io le dico “sei la solita menefreghista” il messaggio che passa non è “vorrei che la cucina fosse in ordine” ma è “tu sei sbagliata e colpevole”.
Allo stesso modo, se io pretendo che lei metta a posto quando lo dico io, le sto sostanzialmente comunicando che la mia soluzione è meglio della sua e che non mi fido di lei; non sto neanche prendendo in considerazione che magari lei possa avere una sua soluzione, per esempio mettere a posto dopo aver telefonato alla sua amica.
Cosa possiamo fare di diverso?
Thomas Gordon (vedi in particolare T. Gordon, Genitori efficaci, educare figli responsabili, edizioni la meridiana) propone di usare un “messaggio io”.
Al figlio che torna oltre l’orario prestabilito possiamo dire “Tesoro, ero molto preoccupata e non sono riuscita a dormire fino ad ora”. Alla figlia che ha lasciato la cucina in disordine possiamo dire “Così non riesco a preparare la cena”. In questo modo passa il messaggio che effettivamente voglio comunicare, non le sto dicendo che è “sbagliata” e non le sto proponendo la “mia” soluzione.
Facciamo però una precisazione: per quel che riguarda la rabbia occorre chiarire che usare il “messaggio io” non significa continuare a dire ai figli che siamo arrabbiati perché loro sono arrivati in ritardo ecc. Infatti, questo tipo di messaggio è, di fatto, un “messagio tu”.
Spesso la rabbia è qualcosa che ci serve per esprimere un’emozione sottostante e perciò dobbiamo capire cosa c’è sotto la rabbia: quando nostro figlio non studia e passa il tempo al telefono, prendersela dicendo “sei buono a nulla”, “sei pigro” può essere in realtà un modo per sfogare la nostra delusione sulla sua performance scolastica o il nostro imbarazzo o la paura del giudizio degli altri (se mio figlio va male a scuola sarò considerata una una brava mamma o un bravo papà?).
Di conseguenza, è fondamentale capire l’emozione primaria perché essere consapevoli delle nostre emozioni ci aiuta poi a capire perché ci arrabbiamo così tanto in certe situazioni e ci dà la possibilità di lavorare sull’emozione e magari lasciarla andare.
NB: Possono sembrare piccole cose ma anche i piccoli cambiamenti nella comunicazione possono portare a grandi risultati.
Se provi a usare questo tipo di messaggio con il tuo adolescente e/o vuoi saperne di più, scrivimi!
Anna Giulia Micari
Younite Family Coach