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Ecco qualche consiglio di coaching che non ha niente a che vedere con la psicologia inversa e altre tecniche manipolative.
Genitore “Amore ho visto un camp bellissimo al quale potresti partecipare, è fatto proprio su misura per ragazzi della tua età, vuoi andarci?”
“Amore perché non ti iscrivi a quel corso di teatro che propongono nella tua scuola, potresti fare nuove amicizie!
Figlio “No, non esiste proprio non mi interessa e non fa per me” , “Ho troppo da studiare non posso partecipare” , “io lì non ci vado sarà sicuramente un posto da sfigati”
Quante volte hai avuto questo tipo di conversazione con i tuoi figli? Se la risposta è “tante” oppure “più di una volta” allora questo articolo può interessarti.
Leggi fino alla fine per scoprire quali sono gli approcci vincenti con i ragazzi!
Iniziamo subito!
Ogni giorno, qui in Younite, riceviamo chiamate dai genitori che ci chiedono come poter convincere i loro figli a fare qualcosa che a loro potrebbe far bene, come ad esempio partecipare ad uno dei nostri Camp o Weekend iscriversi ad un corso di musica o di teatro, iniziare a praticare uno sport, fare un percorso di coaching one to one con i nostri coach per adolescenti.
La paura e la preoccupazione dei genitori, infatti, è quella di ricevere un immediato rifiuto da parte dei loro figli e non sapere poi come fare per riproporgli la cosa.
Un genitore infatti lo sa già se un figlio o una figlia potrebbe rispondergli “NO”, il problema è che, se anche conosce le risposte, non sa come come cambiare la situazione per cercare di farlo/a ragionare.
In questo articolo, quindi, passeremo in rassegna alcuni approcci utili a migliorare lo stile comunicativo con i figli in modo che possano prendere in considerazione le proposte del genitore senza opporsi a priori.
Prima di andare nel dettaglio è doveroso per noi fare alcune premesse importanti
In primis i ragazzi sono persone con propri pensieri e proprie opinioni, non “devono” fare quello che vogliono i genitori. I motivi che ci sono dietro ad un loro rifiuto possono essere molteplici e spesso il genitore non ha nemmeno idea di ciò che gli passa per la testa.
E’ importante quindi affrontare questa situazione con delicatezza, empatia, apertura mentale e saggezza.
La psicologia inversa, i ricatti e altre tecniche manipolative possono provocare nei ragazzi conflitti interiori, gelosie, rabbia, frustrazione e mancanza di autostima.
La psicologia inversa, molto utilizzata con i bambini piccoli, può essere sfruttata solo in piccolissima parte come scoprirai andando avanti con la lettura.
Bene, detto questo, passiamo all’azione e vediamo, in 3 consigli, come i genitori possono migliorare i propri approcci e ricevere meno “rifiuti” dagli amati (ma a volte testardi) figli.
1° consiglio: scegli il momento giusto per parlare
Molti genitori, presi dall’entusiasmo o anche dall’ansia di dover fare qualcosa per i figli, “vomitano” fuori le loro idee ai ragazzi nei momenti più sbagliati di sempre!
Ogni genitore è chiamato, nel suo ruolo, ad essere anche un saggio stratega e nessun saggio stratega della storia di tutti i tempi, ha pronunciato parola senza prima riflettere 1000 volte su quando, dove e come comunicare.
Tutto il mondo della comunicazione basa i suoi principi sulla conoscenza del “target” a cui comunicare, sulle sue abitudini e sui suoi gusti. Perché vediamo le pubblicità in determinati orari? Perché riceviamo le newsletter al mattino presto? Perché Facebook mi fa vedere delle pubblicità in determinati orari?
Tutto ruota intorno al momento giusto. Quand’è il momento giusto per parlare ai figli adolescenti?
In questo caso, per scegliere il momento giusto è importante che i genitori facciano una distinzione tra figli maschi e figlie femmine.
I figli maschi sono pratici e concreti, per parlare con loro si può sfruttare l’occasione di un viaggio in auto, una giornata outdoor, il momento in cui si porta l’auto a lavare ecc.ecc. Gli adolescenti infatti, solitamente, non sono molto propensi ad affrontare i “discorsi occhi negli occhi”, a loro piace molto più che il messaggio venga trasmesso in un contesto in cui l’attenzione è anche spostata su altro.
Per la figlia femmina, invece, funziona molto di più parlare faccia a faccia, sedersi davanti ad un tè con comodità e discutere di qualcosa. La cosa importante è non andare in scontro emozionale con loro, ossia non aggredirle, non andare oltre i limiti che loro tracciano.
Oltre a questo ci sono anche una serie di momenti in cui è meglio NON comunicare affatto con i figli, a prescindere che siano maschi o femmine:
- Al ritorno da scuola quando i ragazzi sono già stanchi
- Durante un loro momento di svago in cui sono concentrati su altro
- A tavola durante i pasti (perché sarebbe sano mangiare e basta)
- Prima, dopo e durante una crisi di nervi o una giornata difficile
I momenti migliori sono quando c’è calma, armonia e tempo a disposizione.
Se la quotidianità è sempre molto frenetica bisogna puntare a crearsi uno spazio e lo si può fare chiedendo anche ai ragazzi stessi quando sono disponibili.
Ad esempio: “Questa settimana vorrei portare l’auto a lavare, che ne pensi divenire con me? Quando potresti? Oppure per le ragazze “Amore questa settimana quando hai del tempo libero volevo mostrarti una cosa che ho visto”
2° consiglio: Non andare “in guerra” impreparato
Molti genitori già sanno che, molto probabilmente, riceveranno un rifiuto. Anzi, addirittura sanno esattamente cosa i ragazzi gli risponderanno.
Perché allora non sfruttare questa conoscenza per potersi portare avanti e pensare già a cosa rispondere alle obiezioni dei figli?
Il Famoso libri dell’arte della guerra recita: “se conosci te stesso e conosci il nemico, la vittoria sarà tua”. L’autore infatti vuole dire che, se già sei a conoscenza di quali saranno le mosse del tuo avversario, puoi prepararti e fare in modo che non ti colga alla sprovvista.
Applicare questo principio con i figli significa pensare a cosa i ragazzi potrebbero obiettare e prepararci delle risposte ad hoc.
Ad esempio se sappiamo che un figlio direbbe: “mi annoio non voglio andarci”, “non conosco nessuno”, “ non mi piace già lo so”.
Se sappiamo che le paure espresse o inespresse dei nostri ragazzi possono essere noia, paura, insicurezza ecc. ecc. potremmo iniziare a pensare a tutti gli elementi che possono rassicurarli rispetto ai loro dubbi.
Ad esempio “Sai che c’è un acquapark e avete libero accesso?”, “Sai che i compagni di stanza e di attività sono già decisi dai coach e nessuno deve sforzarsi a ricercarli?”. (queste sono alcune delle informazioni relative ai nostri camp).
Un altro metodo molto potente, che vale più di mille parole, è quello di “far vedere” direttamente ai figli di cosa si tratta senza sprecare tempo a spiegarglielo.
Se avete materiale video e/o immagini usatelo da subito!
Si può appoggiare una brochure sulla mensola all’ingresso o far vedere il video di presentazione di un corso o di un camp direttamente sul cellulare, esclamando “Oh guarda cosa mi è arrivato oggi in una chat? Bello vero sembra divertente”
Le probabilità che ci sia un rifiuto diminuiranno perché la proposta non arriverà direttamente dalla bocca “del vecchio genitore boomer” (ehhe lo so è dura da digerire, puoi essere giovane quanto ti pare ma per loro sarai sempre un vecchio o una vecchia eheheh facciamoci l’abitudine ☺
Se il genitore, invece, non comprende il motivo del rifiuto dei figli potrebbe provare a chiederlo.
Nel farlo è molto importante che si dimostri aperto di mente, non giudicante e pronto ad accogliere qualsiasi obiezione dei figli.
Se infatti i figli capiscono che i genitori li ascoltano per davvero, iniziano a diventare molto collaborativi e ad apprezzare lo sforzo del genitore. Oltre all’aspetto non giudicante bisogna che il genitore sia anche estremamente onesto: se non si sa rispondere alle obiezioni dei figli bisogna dire ai ragazzi “va bene, chiederò informazioni in merito”.
Lo sbaglio più grande sarebbe quello di iniziare ad inventare cose solo per convincerli, i ragazzi detestano essere presi in giro!
Chiaro?
3° consiglio: capisci se è il momento di passare alla negoziazione
Se le hai provate tutte, ossia: hai scelto il momento idoneo, ti sei posto in atteggiamento aperto e di ascolto, hai risposto ai suoi dubbi ma continui a ricevere un NO, allora è il momento di parlare chiaro e iniziare a negoziare.
Durante la negoziazione i toni devono essere sempre quelli dell’apertura e della comprensione, conditi però da un po’ più di fermezza e decisione.
La negoziazione può essere facilitata dall’utilizzo di due espedienti: il fattore “fai una prova” e il fattore “ti ricordi quella volta che….”.
Cosa vogliamo dire con questo?
Il fattore “fai una prova” significa che il genitore può dire ai figli “mi sono informato a riguardo e mi hanno detto che puoi andare e provare poi, nel caso in cui non ti piacesse, il secondo giorno puoi chiamarci e andar via”.
Il fattore “ti ricordi quella volta che…” significa far ricordare ai ragazzi di tutte le volte in cui pensavano che qualcosa non gli piacesse e alla fine invece gli è piaciuta. Oppure delle volte in cui avevano avuto paura di fare qualcosa e poi alla fine si sono sentiti orgogliosi di averla fatta.
Fatto questo, se ancora i ragazzi non hanno detto di SI, si può passare alla seconda fase della negoziazione, provando in un modo diverso.
Esempio: “Io ci terrei che tu facessi questa esperienze o questo corso. Sono pronto a regalartelo e in fondo, se ci pensi, è solo 1 ora a settimana (3 giorni o 7 giorni), non è un contratto a vita. Cosa ne pensi se tu fai questa prova per me e io faccio qualcos’altro per te?
Spesso i genitori fanno tutto per niente, una volta ogni tanto possono permettersi di barattare e di far chiaro nuovamente ai ragazzi che sarebbe bello se ogni tanto anche loro ricambiassero un pochino?
Con la negoziazione otterrete almeno che vostro figlio o vostra figlia provino quell’esperienza. Siate pronti però ad accogliere anche un loro:
“Non mi è piaciuta, non voglio rifarla”.
Hanno tutto il diritto di esprimere i loro gusti dopo aver provato, state solo attenti a domandargli il perché. E’ importante che i ragazzi imparino ad essere analitici e a dare delle motivazioni alle loro scelte.
Cosa si fa se nessun metodo funziona?
Se anche la negoziazione non va, se la situazione sfugge dalle mani, se i ragazzi iniziano ad innervosirsi e a darci contro, allora, ahimè, è il momento di mollare.
Questa grossa resistenza da parte dei figli potrebbe nascondere altro, ad esempio: i ragazzi sono davvero assolutamente disinteressati a ciò che gli proponi, oppure sono così impauriti e insicuri da non avere ancora la forza di parteciparvi.
Nel primo caso ti consiglierei di riconsiderare il tuo livello di conoscenza di tuo figlio, prova a capire cosa gli piaccia davvero e cerca qualcosa da proporgli che sia nelle sue corde. Passaci del tempo, chiedigli cosa gli piace, ascoltalo e condividi.
Nel secondo caso ti consiglierei di iniziare a focalizzarti dapprima su come guidare tuo figlio o tua figlia ad acquisire maggiore sicurezza e stima di se stesso/a. Ragazzi e ragazze molto insicuri, hanno bisogno di fare le cose con gradualità.
Prova a fare un passo indietro e proponigli qualcosa di più semplice per loro da approcciare, inizia nel quotidiano a stimolare la loro autostima, formati come genitore per capire come guidare al meglio i tuoi figli.
L’unica modalità in cui puoi usare la psicologia inversa
Come promesso ad inizio articolo, adesso capiremo come bisogna utilizzare la psicologia inversa. Come dicevamo, infatti, questa tecnica manipolatoria di solito viene utilizzata nella prima età quando i bambini non sono ancora capaci di ragionare e quindi i genitori, per spingerli a fare qualcosa che gli fa bene, utilizzando trucchetti del tipo: “se non fai la brava ti proibisco di mangiare le verdure” oppure “ scommetto che non sai stare zitto per tanto tempo”.
Un adolescente non è un bambino ingenuo anzi! Non possiamo dirgli “se non ti comporti bene non ti faccio iscrivere al corso di teatro!”.
La cosa però che possiamo fare in tutti i casi (tranne che in quello della negoziazione in cui la strategia è scoprire tutte le carte in tavola) è quella di non mostrare al 100% il nostro attaccamento a questa proposta. Insomma non dobbiamo far vedere che noi ci teniamo così tanto, dobbiamo trattenerci un po’ e magari proporre la cosa in pillole, senza mostrarci molto frustrati davanti ad un loro rifiuto.
In tal modo eviteremo di accendere la campanella del “rifiuto a priori” nella testa dei ragazzi.
Ti sono piaciuti questi consigli? Quale di questi metterai in pratica?
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