Hai mai pensato che impatto possa avere la tua voce su tuo figlio?
E non solo quando sono piccoli ma anche quando sono grandi?
Oggi voglio condividere l’articolo che ha scritto Sabina Bonardo, una delle speaker all’evento Famiglie in Azione perchè terrà un bellissimo workshop sull’utilizzo della voce e sul come educare con la voce.
“Quante volte accade che di fronte ad una semplice affermazione o richiesta, i genitori si sentono rispondere con un sonoro “no!” o incontrano reazioni come il tipico “muso lungo” o un atteggiamento di scontento e contrarietà?
Quando ciò accade i genitori hanno la sensazione di non essere ascoltati, di non riuscire a farsi capire, di dover ripetere le cose centinaia di volte…
Il bambino e l’adolescente, a differenza dell’adulto, non possiede nel cervello dei meccanismi di difesa forti che gli permettono di schermarsi. Pertanto è particolarmente vulnerabile a tutta la comunicazione che mina il senso del suo valore come individuo. La voce in questo tipo di rapporto è fondamentale.
Comunicare con i figli sembra a volte un’impresa impossibile, ma prima di attribuire ai nostri figli tutta la responsabilità, affermando che non ci vogliono ascoltare o che fanno apposta a fare il contrario di ciò che chiediamo loro, vi propongo di soffermarvi e di riflettere un attimo: forse è la comunicazione degli adulti a non essere efficace?
Diversi studi e ricerche scientifiche hanno dimostrato che i bambini sono capaci di comunicare fin da prima della nascita: già nel grembo materno quando, intorno alla sedicesima settimana di gestazione, comincia a svilupparsi il senso del tatto e, intorno al settimo mese, diventa attivo il senso dell’udito.
Fino all’età di 3 anni circa l’emisfero destro del cervello del bambino, quello dell’emotività, è quello maggiormente sviluppato: per questa ragione spesso la comunicazione verbale (che si basa sull’emisfero sinistro, quello razionale) risulta inefficace.
Nella prima infanzia è necessario rapportarsi con i propri figli attraverso il gioco e nella comunicazione verbale occorrerà utilizzare delle tonalità di voce medio-alte e medio basse e l’espressione facciale sarà sempre con un grande sorriso o un sorriso dolce. Attenzione … sto parlando del TONO della voce e non del VOLUME.
“Alzare la voce”, come si dice nel gergo comune, non è efficace perché porterà il bambino inevitabilmente a piangere e a fare i capricci. Il volume della voce, in questo periodo della vita dell’infante, in cui la parte emotiva è molto più accessibile della parte razionale, non farà altro che creare un DISAGIO EMOTIVO e veder piangere i nostri figli creerà stress anche a noi genitori et voilà … abbiamo innescato un circolo vizioso di comunicazione.
Mano a mano che il nostro bambino acquisisce competenze linguistiche più sofisticate, ed inizia a sviluppare anche la parte razionale del cervello, possiamo utilizzare una comunicazione verbale più assertiva dove la voce diventa più autorevole e le sfumature del tono, tempo, ritmo e volume della voce possono essere maggiormente amplificate.
Imparare tutto il fascino dei suoni della voce e come utilizzare al meglio gli elementi espressivi nella comunicazione genitori-figli permette di creare un circolo virtuoso di comunicazione e relazione. La voce è il mezzo di comunicazione e di espressione più prezioso, soprattutto nei rapporti familiari, dove il dialogo è la forma principe dell’amore parentale”
Sabina Bonardo
Ps: Se anche voi volete imparare ad usare la vostra voce in modo diverso per comunicare diversamente con i vostri figli, vi aspetto il 19 ottobre a Riccione.
Il Nostro Best Seller!
Un libro che dà voce agli adolescenti e insegna ai genitori come stare vicino ai figli che crescono.