La ragazzina di 12 anni di Ivrea trovata impiccata nella sua camera con la cintura dell’accappatoio oppure la ragazzina di 10 anni di Palermo morta per la famosa Black out challenge o il ragazzino di 10 anni di Napoli che si è lanciato dal balcone, sono gli utlimi tre clamorosi casi che hanno destato orrore e terrore nei genitori di tutta Italia e di tutto il mondo.
In questo articolo di blog, in qualità di coach per adolescenti, vorrei fare chiarezza su cosa sono queste sfide e perché i ragazzini ne diventano vittime, vorrei infine dare ai genitori alcuni strumenti utili a prevenire questo pericolosissimo fenomeno.
Cosa sono le sfide online e come si diffondono?
Le sfide online sono dei “giochi potenzialmente mortali” che vengono lanciati attraverso le piattaforme più diffuse tra i ragazzi come ad esempio tik tok, youtube, vine.
Partecipare a questa “sfida” e vincerla significa guadagnare un pochino in più di popolarità… perderla però potrebbe equivalere a morire.
La partecipazione alla sfida viene spettacolarizzata (come tutto ormai) e ciò significa che viene filmata per essere diffusa attraverso i social e con l’utilizzo di #hashtag che contengono il nome della sfida, ad esempio #bluewhalechallenge.
L’obiettivo dei ragazzi è di diventare popolari cercando di fare in modo che il loro video diventi virale e riceva quanti più like possibili.
I “like” infatti sono diventati l’unità di misura con cui i ragazzi misurano il proprio valore, l’equazione crudele e frustrante è questa
PIÙ LIKE = PIÙ VALORE, MENO LIKE = MENO VALORE.
Ma dove nascono queste sfide? Chi le ha inventate? Chi è stato il primo a mettere una tale barbaria online?
Sembra ci siano almeno 3 circostanze che danno luogo ad una challenge.
1° circostanza: imitazione di film o serie tv molto famosi soprattutto sulla piattaforma Netflix. Ci sono infatti film e serie, spesso horror, molto adrenalinici in cui i personaggi fanno qualcosa di pericoloso. Il problema nasce quando questi film diventano così i famosi che i ragazzi vogliono imitarli! E’ così ad esempio che nasce la #birdboxchallenge, che consiste nel vagare bendati in un luogo chiuso o aperto… sfida che ovviamente potrebbe portare a gravi rischi se non alla morte stessa.
2° circostanza: la sfida parte da profili finti di personaggi inquietanti che sono malati mentalmente e che iniziano a rendere virali i loro contenuti sfidando i giovani a giochi pericolosissimi. E’ così che è nata la sfida Blue Whale, dal profilo social creato dal russo Filipp Budejkin. Una sfida di 50 giorni con prove ogni giorno sempre più perverse e pericolose, fino ad arrivare alla morte.
3° circostanza: la sfida nasce da fonti ignote, da paesi incerti e prende le mosse da leggende metropolitane che vengono diciamo “evolute” alla dimensione digitale. E’ il caso questo, ad esempio, della Charlie Charlie challenge, sfida che si dice sia nata in Messico dalla storia del fantasma bambino Charlie e che ha tutte le sembianze di essere una seduta spiritica.
I ragazzi possono vedere le sfide sui social, riceverla come messaggio da un amico (effetto catena di Sant’Antonio), ricevere un link o un messaggio whatsapp da uno sconosciuto che gli chiede di fare qualcosa.
Aggravante della pericolosità delle sfide è la “velocità” di diffusione, caratteristica distintiva di questa era e di ogni tipologia di social media o canale mediatico digitale del momento.
Perché i ragazzi “cascano in queste sfide”, chi sono i casi più a rischio?
La prima parola che mi viene in mente per poter rispondere a questa domanda è: curiosità. Vi ricordate quando voi eravate bambini/ragazzini?
Quante volte avete fatto quella cosa che vi era stato detto di non fare? Quante volte avete voluto “provare” con i vostri amici quella cosa che poteva essere rischiosa? Giocare con quel materiale che vi era stato detto essere nocivo, prendere la colla Super Attack, fare pozioni magiche con detersivi, esplorare quel giardino oltre il limite permesso, salire su un albero?
Perché l’avete fatto? Volevate morire o farvi del male o procurarlo ai vostri amici? Di sicuro no, il motivo per cui lo facevate era la curiosità.
Gli adolescenti, dai 9 anni in poi, hanno uno spiccatissimo istinto che li spinge a curiosare e a rischiare, il loro cervello NON è in grado di percepire i rischi e di pensare alle conseguenze. Loro vedono solo il bello, solo la sfida, solo la loro immagini di coraggiosi e vittoriosi.
La seconda ragione che mi viene subito in mente è: disagio. Se un ragazzo sta vivendo un disagio, è vittima di bullismo, ha poca autostima, viene escluso dal proprio gruppo di amici, potrebbe cercare popolarità partecipando a queste sfide e mostrandosi agli occhi di tutti “coraggioso”. Attenzione perché non sempre il disagio del ragazzo o della ragazza vengono manifestati con atteggiamenti di chiusura. Dietro alcuni ragazzi, morti per le sfide, si nascondevano personalità all’apparenza molto forti, in grado di avere tante relazioni sociali e di gestire perfettamente i social. Questi ragazzi e ragazze avevano lo stesso disagio, ossia quello di “dover dimostrare qualcosa” per mantenere alto il proprio valore e raggiungere ancora più popolarità.
La terza parola che mi viene in mente è: incoscienza e innocenza. Insomma i ragazzi si fidano dei social, è il loro secondo mondo, si fidano dei loro amici e si fidano anche dei loro followers e degli influencer. E’ ovvio che se vedono un’ “amica” o una persona della propria scuola o un’ influencer che loro seguono da tempo, fare una sfida, allora automaticamente la classificano come una “cosa buona e quindi da fare!” Non hanno idea e non hanno la capacità di capire le conseguenze. Inoltre se questa cosa diventa virale allora automaticamente diviene “normale”. Tagliarsi per una sfida viene percepito come atto di coraggio e non pensano che potrebbero morire dissanguati, che per sbaglio potrebbero tagliare una vena, che potrebbero svenire cadere e morire per il colpo.
Come si possono proteggere i propri figli adolescenti da queste sfide?
Noi genitori siamo i primi grandi influencers per i nostri figli e anche se non abbiamo profili da centinaia di migliaia di followers, non dobbiamo mai dimenticare che ciò che noi facciamo ha, ed avrà per sempre, un grandissimo impatto sulla loro vita e sulle loro decisioni.
Detto ciò, la prima cosa che un genitore può fare è informarsi! Si bravo, proprio quello che stai facendo ora leggendo questo articolo! A parte che ci sono età specifiche per cui un bambino può entrare su tiktok, instagram etc (min 13 anni) non bisogna affidarsi ai racconti di un’amica dell’amica. Bisogna tenersi aggiornarsi e capire cosa sta accadendo nel mondo del web degli adolescenti perché quello è il loro secondo mondo. Più noi ci informiamo più saremo capaci di capire e notare atteggiamenti diversi dal solito e di captare i segnali di pericolo.
La seconda cosa che un genitore può fare è parlare con i propri figli, metterli al corrente dei pericoli, ricordargli le cose a cui loro non farebbero caso. Proprio come quando erano piccoli e gli dicevamo “non toccare il fuoco che poi ti scotti” oppure “attento che se corri su questo pavimento scivoloso poi cadi”. I figli devono essere guidati moltissimo anche quando sono più grandi, ecco perché ci siamo noi genitori.
La terza cosa da fare è evitare di dare divieti! I divieti con gli adolescenti non funzionano. Se gli diciamo di non fare una cosa, se gridiamo, se li ricattiamo se gli togliamo cellulare e playstation loro troveranno il modo di fare lo stesso le cose che gli sono state proibite. Andranno a casa di un amico o amica e lo faranno. Il sistema del controllo non è mai stato proficuo (e tra l’altro per noi è anche impossibile da attuare, infatti non possiamo stare con loro 24h). Il sistema invece della fiducia e della relazione è quello che funziona. Ascoltare i propri figli senza scandalizzarsi, senza umiliarli è fondamentale. Se loro noteranno un’apertura mentale da parte vostra saranno i primi a confidarvi cosa succede e se hanno avuto a che fare con queste sfide pericolose. Potreste guardare insieme la cosa sul web, soddisfando la loro curiosità ma in una forma controllata e sicura.
L’ultima cosa che ogni genitore dovrebbe sempre continuare a fare è non abbassare la guardia. Ossia tenere sempre d’occhio TUTTO il mondo dei figli: amici, scuola, relazioni, film che guarda su Netflix, cellulari, social. Come si può fare questo? Solo creando un dialogo e anche mettendo delle regole in casa ben precise sull’utilizzo dei dispositivi! Se infatti si parla nel giusto modo con i propri figli, saranno loro a raccontare apertamente dei loro disagi, se noi invece non riusciamo a comunicare con loro allora il risultato sarà una chiusura. Inoltre i figli devono avere ben presente che la tecnologia è un mondo che va utilizzato con delle regole che i genitori devono decidere e far rispettare.
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Spero con questo articolo di aver dato maggiore chiarezza ai genitori riguardo il terribile e pericoloso mondo delle sfide online ma soprattutto sul modo in cui un genitore può prevenire i pericoli per il proprio figlio.
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Nan Coosemans
Family Coach, Youth Trainer e fondatrice di Younite